C’era una volta l’ipnosi collettiva del Covid. E c’era una volta la contro-ipnosi di parte, quella delle piazze del 2021, dei canali Telegram che snocciolano notizie più o meno catastrofiche esattamente come quelle del mainstream, solo trattate con l’albagia dell’essere superiore.
In questi ultimi tempi nelle pubbliche piazze ho avuto il mio brusco risveglio dalla contro-ipnosi di parte. Ho visto il solito marpione bavoso aggirarsi tra la folla, ho osservato elementi con manie di protagonismo e atteggiamenti di strepitante volgarità.
Gente con cui prima del 2020 non avrei nemmeno sorbito un caffè, figuriamoci collaborare a un progetto di vitale importanza. E la domanda che mi ha fulminato è stata: “Perché dovrei farmi piacere persone simili solo perché stanno dalla mia parte della barricata?”
In questo popolo che si crogiola nella sua speciazione parapatrica, gran parte si sta appiattendo nel cattivo gusto di andare d’accordo con tutti soltanto in virtù dell’apartheid subito, con la stessa ipocrisia che si usa in famiglia, con la zia pettegola e il cugino maligno che ti rovinano ogni pranzo delle feste. O forse più come una sindrome da shock post-traumatico, come quei reduci di guerra che si crogiolano nel loro ricordo con il commilitone sopravvissuto allo stesso bombardamento, rapporti nati in seguito a un trauma e pertanto anche questi in gran parte fondamentalmente artificiosi e degni di un buon salotto psicoterapico.
Ma è lì che vogliamo andare? Come abbiamo lasciato gli ipnotizzati del mainstream a fare le file agli hub, così dovremmo lasciare i contro-ipnotizzati di Telegram a godere in maniera masochistica del loro trauma di essere considerati reietti. Quelli che già lo strappo della pandemia li ha provati al punto da non avere il coraggio di ripetere lo strappo all’interno del mondo degli “eletti”.
Da qui si riparte. Oggi.
“Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d’accordo con tutti. Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili e le rarità ai rari”. (Friedrich Wilhelm Nietzsche)
E il fatto di non aver ceduto al ricatto vaccinale o essersi accorti davvero del marciume del sistema non ci fa molto più grandi, profondi, sottili e rari di quelli che rimangono attaccati con il naso alla tv. C’è gente tra noi di una piccineria indicibile, profonda come una pozzanghera fangosa, senza spirito critico alla pari del popolo ipervaccinista, a seguire qualsiasi vessillo – basta seguire qualcosa – come un ignavo nell’antinferno dantesco; così scontata e incline agli stereotipi da meravigliarsi del perché non sia attaccata alla tv a tifare per l’ultimo influencer nella casa del Grande Fratello, piuttosto che su Telegram a spammare notizie di controinformazione – da commentare con le solite frasi fatte, ovviamente.
Probabilmente si è solo trovata per puro caso dal lato giusto della trincea, anche se si autocelebra come genio assoluto. Si sbatte a terra come qualsiasi infante in preda alla crisi isterica quando non ottiene ciò che vuole e, deluso il suo delirio di onnipotenza, vive di invidia e sfoga le sue frustrazioni come è avvezza fare dietro una qualsiasi scrivania di un qualsiasi ufficio, dimostrando la stessa piccolezza del minus habens di cui sparla nelle chat del dissenso, così come sparla delle figure del movimento senza risparmiare nessuno, anche se onnipresente elargisce sorrisini ipocriti, saltando di manifestazione in manifestazione come un insetto fastidioso in cerca di un posto dove posarsi.
Dopo essersi affrancati dal mondo degli infimi, è arrivato il momento di affrancarsi dalla mediocrità dei sedicenti risvegliati.
🏴 Athena

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